Ci sono libri sul cui giudizio non riusciamo proprio a decidere. Per questo non ci resta che proporvi sia la recensione positiva che quella negativa. Lasciamo il verdetto finale a chi il libro lo ha letto e a chi lo leggerà.
PERCHÉNO / SÍPERCHÉ
Un caso letterario. Un libro dai toni volgari ma di grande delicatezza. Ironico, audace, esplosivo. Il più provocatorio dell’anno, un flusso di pensieri, capolavoro che disturba, ma pieno di riflessioni, idee. Frantuma la barriera dell’indicibile, irriguardoso. Esilarante, sensuale, sovversivo. (Naturalmente) il romanzo è stato a lungo rifiutato perché scandaloso, (naturalmente) sotto le sconcezze c’è un racconto serio, toccante, profondo. (Naturalmente) fa i conti definitivi con il nazismo. (Ovviamente) la protagonista è in crisi identitaria con il suo corpo. (Naturalmente e ovviamente) lei ha una madre autoritaria, un padre inesistente, un fratello morto prima della sua nascita, ed è pure grassa. (Ancora più ovvio) lei non ha timori a confessare i suoi desideri intimi e scabrosi ed è un profluvio di fantasie erotiche audaci.
Potrebbe bastare, no? Un libro di grande successo, con un titolo cazzuto, grandi recensioni. Una curiosità: non pochi di questi recensori prendono una grande cantonata pensando che la protagonista parli sul lettino dello psicoanalista. Invece no. L’equivoco si genera solo se il lettore si ferma alle prime dieci pagine, e così sembra abbiano fatto tutti questi entusiasti recensori. D’altra parte: come biasimarli! Il libro della Volckmer non è altro che una trita invettiva, lunga e noiosa. Provatela.
Katharina Volckmer, giovane tedesca (ma lavora a Londra in una agenzia letteraria) esordisce con un romanzo originale che, fin dal titolo, promette ironia e infrazioni alla moralità e soprattutto alla riservatezza. Ci dice tutto di lei, persino che ha sognato di essere Hitler e che con Hitler si è eccitata; e ci parla della sua famiglia, dei suoi amori, del sesso che le piace praticare. Ma fin qui niente di nuovo e, appunto, niente di particolarmente entusiasmante. Molto divertente però, e già non è poco.
Il valore del romanzo sta più in profondità. Sta nella sua riuscita allegoria. La protagonista vive un’incerta identità sessuale, figura traslata dell’incerta identità del popolo tedesco. La Germania ancora è incapace di capire la propria storia e il suo tentativo di dimenticarla invece di riconoscerla conduce inevitabilmente a una crisi identitaria, la stessa che potrebbe subire una donna che desidera essere un uomo se cercasse di gettare nel pozzo dell’oblio la propria tentazione. La Volckmer ci conduce attraverso questo maelstrom con un flusso di coscienza mai noioso. Scatta l’empatia per questa donna, capace di comunicarci un disagio che non è solo suo attraverso un’invettiva radicale che coinvolge società e individui. La loro ipocrisia e il loro dolore possono trovare uno scioglimento solo nel riconoscimento spietato del proprio sé. Da leggere.
Un cazzo ebreo di Katharina Volckmer
La Nave di Teseo, 2021, 140 pp.