Ho letto e sentito molte critiche a Lo scarafaggio di Ian McEwan: “non è un romanzo e nemmeno un pamphlet”, “mai ha scritto una cosa del genere”; “opera modesta, senza ispirazione”, “un cedimento a ossessioni politiche”.
Non mi schiero con i detrattori: a me è piaciuto. E non perché mi piaccia tutto di McEwan (molto sì), ma perché Lo scarafaggio è originale, profondo, inquieto, a tratti spassoso.
Lo spunto iniziale inverte la metamorfosi kafkiana: uno scarafaggio diventa uomo impadronendosi del primo ministro della Gran Bretagna, diventando lui. E da queste prime pagine la trama si sviluppa incalzante fino a un esito assurdo ma molto, molto vicino alla realtà del mondo politico e sociale contemporaneo.
di Giuliano Gallini
Se le prime pagine sono un omaggio a Kafka, Ian McEwan guarda alla tradizione inglese del romanzo satirico. Nella postfazione lo scrittore britannico cita il pamphlet di Jonathan Swift Una modesta proposta.
L’espressione romanzi a chiave, mutuata dal francese roman à clef, classifica in modo generico quei romanzi che nascondono al loro interno una chiave di interpretazione extra-letteraria, mascherando ad esempio persone reali sotto personaggi di fantasia con intento spesso satirico o di denuncia.
McEwan è uno scrittore che spesso pone nei suoi romanzi temi filosofici di grande impatto morale: in Macchine come me (2019) la questione dell’etica umana contrapposta a una etica meccanica basata su algoritmi; ne La ballata di Adam Henry (2014) il tema della libertà degli esseri umani di determinare le proprie scelte in funzione di, o in opposizione alla cultura o religione dominante nel proprio gruppo di appartenenza.
L’inversionismo, dunque. È la teoria economica sostenuta dal primo ministro inglese, una teoria non solo irrazionale ma completamente idiota che però conquista il popolo e anche uomini politici, fra cui il Presidente degli Stati Uniti d’America. La chiave è palese: inversionismo uguale Brexit. Ma non solo: la teoria economica dell’inversionismo (sostanzialmente, si paga per lavorare e si viene pagati per consumare beni) costituisce un geniale rovesciamento teso ad abbattere ogni buon senso ma propagandato con grande abilità.
L’inversionismo tutelerà il nostro futuro: avremo un futuro pulito, verde, fiorente, unito, sicuro di sé e ambizioso. Quando, insieme, impegneremo ogni nostra fibra nella realizzazione del compito, il peso letale dell’economia cronologista (quella attuale) con la sua immane burocrazia fitta di cavilli anti-impresa e impedimenti a livello di sicurezza e sanità, ci sarà levato di dosso, a tutti e a ciascuno. E in breve tempo accadrà lo stesso a tutte le nazioni della Terra. Stiamo assistendo all’alba di una età dell’oro
Leggendo dell’inversionismo immaginato da Ian McEwan non ho potuto non pensare all’assurdità di alcune teorie economiche che guidano molte istituzioni internazionali e nazionali. Penso alla mano invisibile: lasciamo fare al mercato e ogni cosa camminerà verso il meglio, per ogni errore ci sarà un rimedio naturale, progresso e benessere verranno assicurati dal libero scambio delle merci. Il mercato: una divina provvidenza. L’inversionismo nel romanzo di McEwan sarà destinato a essere controproducente e sfavorirà proprio gli interessi che dice di voler difendere: ma il liberismo globale di oggi non sta compromettendo la sopravvivenza stessa della Terra?
La trama è originale e trascinante, i temi politici e sociali attuali, le chiavi gustose. Gli scarafaggi, insetti tra i più ripugnanti (ogni lettore vi vedrà il proprio politico preferito) sono raccontati da McEwan con il suo chiaro, impeccabile stile, vivo di ritmo e di humor. I fatti risultano molto reali nonostante l’intento parodistico. Memorabile la riunione del governo:
L’intero Gabinetto, fatta eccezione per il ministro degli Esteri, diede in un applauso con tanto di manate sul tavolo. Con fare modesto, il primo ministro li interruppe alzando una mano, e in sala tornò il silenzio. Mai, nella sua breve esistenza precedente, aveva conosciuto tanta contentezza. Gli pareva che fossero trascorsi cinque anni, non tre o quattro ore, da quando si era svegliato, triste e in preda allo sconcerto, incapace di controllare i propri arti e perfino la lingua. Adesso lo leggeva sul volto dei suoi colleghi: era in comando, capace di esercitare una forza in quella sala, sulla nazione e oltre. Quasi incredibile. Entusiasmante. Sensazionale. Non temeva più alcun ostacolo
Nel romanzo l’inversionismo ottiene una insperata vittoria al referendum grazie a una
alleanza di fatto tra i poveri e vecchi di ogni classe sociale. I primi, non avendo alcun interesse a mantenere lo status quo e nemmeno nulla da perdere… i secondi, complice l’indebolimento cognitivo, si lasciavano nostalgicamente attrarre da quella che interpretavano come una proposta per rimettere indietro le lancette dell’orologio
…sfrenata irrazionalità, ostilità verso lo straniero, rifiuto di una analisi seria della realtà, diffidenza verso gli esperti, ribalda parzialità in favore della propria nazione, appassionata fiducia nelle soluzioni facili, nostalgia per certe forme di purezza culturale… drammatica indifferenza al problema dei cambiamenti climatici
McEwan non sa spiegarselo. Ecco: questa incomprensione del fenomeno populista mi sembra un punto debole della posizione politica di McEwan sulla Brexit. Egli si dice convinto che gli storici del futuro sapranno spiegare il fenomeno di obnubilamento prodotto da un tipo particolare di polvere magica comune a tutti i movimenti populisti. Ma non pensa McEwan che già oggi sappiamo chi è il responsabile di tale obnubilamento? Non solo abili retori e imbroglioni ma soprattutto le disuguaglianze sociali e le ingiustizie provocate proprio da quel sistema liberaldemocratico che in apparenza (solo in apparenza) combatte il populismo.
È un libro per...
Chi è animato da passioni civiche e vuole tirarsi un po’ su con la satira. Da non perdere.