Un eroe della rivoluzione russa, disilluso dal suo esito, cerca l’alternativa in una magnifica fantasia.
Leggendo Proletkult vi sentirete abbracciati da atmosfere rivoluzionarie e sarete continuamente trasportati dalle sponde dell’entusiasmo a quelle della delusione, come succede in tutte le esperienze forti e generative di grandi cambiamenti. In mezzo scorre il fiume della Storia, il cui corso i nostri entusiasmi e delusioni possono modificare, ma che più spesso non controlliamo e non riusciamo a indirizzare.
La storia
Aleksandr Bogdanov, che fondò poco prima della Rivoluzione di Ottobre il Proletkul’t – un centro culturale per promuovere l’arte proletaria – è il protagonista del romanzo, che quindi è un romanzo storico. Sulla definizione di romanzo storico, sulla sua stessa legittimità, naturalmente ci sarebbe molto da dire.
Cominciò a discuterne Alessandro Manzoni subito dopo aver finito I promessi Sposi. Oggi parliamo di romanzo storico, come questo dei Wu Ming, quando un romanzo costruisce su elementi fondati dalla ricerca storica scientifica trame e psicologie che pur essendo verosimili non sono sostenute da prove. L’autore in questo genere di romanzi governa i pensieri di un personaggio realmente esistito, nato e vissuto fuori dalla sua fantasia, e fa una operazione straordinaria, ancora più spericolata di un romanzo completamente di finzione. Operazione legittima? Sì. E può essere grande: pensiamo per esempio alle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
Gli stessi Wu Ming hanno dichiarato che la loro fase di romanzo storico, iniziata con Q, è finita con L’armata dei sonnambuli. Non considerano perciò Proletkult un romanzo storico, ma piuttosto: “Si potrebbe forse descriverlo come una pozione magica o una ricetta da Pellegrino Artusi: prendete due misure di Victor Serge; una di Walter Tevis; una di Ursula K. LeGuin; un pizzico di Boris Pasternak (senza esagerare, ché quello è un Nobel) e annaffiate il tutto con uno scritto filosofico di Lenin”.
Aleksandr Bogdanov è un protagonista della Rivoluzione, ma i suoi contrasti con Lenin e Stalin ne determineranno gli incerti destini come dirigente dei Soviet. Vedremo passare sulle pagine scritte dai Wu Ming molte rivoluzionarie e rivoluzionari russi, le loro idee e le loro lotte. Soprattutto vedremo lo straordinario eclettismo di Bogdanov, che fu filosofo, economista, scrittore e medico. Come medico fondò il primo centro di trasfusioni del sangue in Russia e onorò la sua fiducia nel metodo scientifico sperimentando personalmente le sue teorie sulla trasfusione.
Dentro il testo
Il ritmo della narrazione dei Wu Ming è buono, anche se non incalzante. Ma mai noioso. La scrittura è accurata, il vocabolario ricco. I personaggi sono vivi. Sono proprio loro, e si sente. E tra loro si eleva, su tutte, una giovane ragazza, Denni, descritta dagli autori con amore e delicatezza. Pare sia scesa sulla Terra da un pianeta (forse Marte?) dove il socialismo è stato felicemente realizzato senza le contraddizioni e i limiti di ciò che stava accadendo in Russia. E con Denni l’intreccio dei Wu Ming diventa magistrale, perché Bogdanov fu anche uno scrittore di fantascienza di grande successo.
Con il romanzo Stella Rossa, oltre a raccontare una storia affascinante, Bogdanov chiarì anche i principi organizzativi che, se applicati, avrebbero permesso l’avvento della società perfetta, ugualitaria, giusta, democratica. Bogdanov nel romanzo dei Wu Ming conosce Denni. L’autore incontra quindi la sua creatura, realizzando il sogno di tutti gli scrittori. L’eco del sogno collettivo della società perfetta si sente costantemente mentre si compie il sogno individuale dello scrittore. La vicenda dei personaggi di Proletkult si intreccia a un grande momento storico che ne plasma caratteri e destini, ma i intreccia anche al sogno, all’impossibile, all’utopia segreta che ognuno di loro si porta dentro il cuore.
È un libro per...
…chi ama la storia e la follia creativa dei primi anni di ogni rivoluzione e per chi ama un romanzo che sappia contaminarsi con il saggio senza annoiare.
PROLETKULT di Wu Ming, Einaudi Stile Libero, 2018, pp. 332