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Nomadland, sulle rotte dei nuovi migranti

Jessica Bruder è una giornalista e scrittrice statunitense. Dal 2003 scrive per il New York Times e si occupa principalmente di indagini sulle sottoculture nella società contemporanea. Scrive anche per le riviste WIRED, New York Magazine e The Harper's Magazine. Nell'arco di tre anni ha percorso gli Stati Uniti in camper per 25mila chilometri , da costa a costa, dal confine del Messico a quello del Canada, documentando le vite degli americani che per mancanza di mezzi economici conducono una vita itinerante senza fissa dimora.

Nel 2020 ha vinto con merito il Leone d’Oro alla Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia  e ora corre verso gli Oscar con ben sei candidature: film, regia, sceneggiatura originale, attrice protagonista, fotografia e montaggio. Brava la regista Chloé Zhao (nata a Pechino; a Londra e negli Stati Uniti da quando aveva quindici anni), ma è difficile non vedere nel successo e nella bellezza di Nomadland il contributo fondamentale di altre due donne: l’attrice Frances McDormand e la giornalista Jessica Bruder, autrice del libro Nomadland, un racconto d’inchiesta.

Per tre anni Bruder ha viaggiato in camper sulle strade e nei luoghi dove vivono famiglie, coppie o single che non possono permettersi una casa. I nuovi nomadi americani vanno dove riescono a trovare un lavoro e hanno creato una sottocultura, un gruppo sociale che si riconosce in peculiari valori e regole, e che fonda la propria sopravvivenza sulla disponibilità al reciproco aiuto.

di Giuliano Gallini

In un mondo sempre più segnato da una profonda schizofrenia tra la cultura mainstream e il fiorire di subculture di ogni livello e contenuto (musicali, sportive, di protesta, di preferenze sessuali, di credenze mistiche e religiose), questa dei nomadi americani, osservata così attentamente da Jessica Bruder, è una subcultura notevole e stimolante, perché vi è alla sua base una permanenza del sogno americano, il grande mito della libertà.

Nel caso specifico degli houseless (attenzione: non homeless) la libertà si identifica con una vita sulla strada, definita dal contatto con la natura e dalla possibilità di muoversi e cambiare posto in ogni momento, leggeri ma anche privi di tutte le comodità che caratterizzano l’esistenza stanziale.

Le vestigia del 'sogno americano'

Il mito della libertà resiste anche alle contraddizioni e alle limitazioni che porta con sé: la maggior parte di questi nuovi migranti è anziana, ha una pensione insufficiente e spesso appartiene ad una classe media diventata improvvisamente povera. Non sono giovani, non sono gli hippies degli anni ’60-’70 dediti all’amore libero. Sono i miti e gli umili, uniti dalla condivisione di un grande valore, la libertà, appunto, e dalla reciproca solidarietà. Sotto le vestigia del sogno americano si nasconde un welfare state che non c’è, servizi primari insufficienti e un abisso di disuguaglianza sociale divenuto ormai incolmabile.

Nomadland, Frances McDormand

Con la sua riconosciuta maestria, Frances McDormand interpreta il personaggio della protagonista, Fern, contribuendo in modo decisivo alla riuscita del film, di cui è anche produttrice. McDormand è un’attrice che esprime verità, profondità: con i suoi occhi a volte stanchi, con le rughe del volto e del corpo, con un’ostinazione a essere autentica che fa di lei una della più grandi attrici del nostro tempo.

Il film Nomadland sarà disponibile in Tv su Star Disney+ dal 30 aprile 2021, vale però la pena aspettare che torni nelle sale non appena riapriranno, perché il grande schermo rende pienamente giustizia ai volti, alle storie e alla vivida fotografia dei vasti paesaggi americani magistralmente ripresi dalla regista.

Il libro di Jessica Bruder, Nomadland, un racconto d’inchiesta è edito in Italia da Edizioni Clichy nella collana Rive Gauche, dedicata alla fiction e non-fiction americana. La traduzione verso l’italiano è di Giada Diano.

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