Storie d’amore inquadrate nel contesto storico in cui sono avvenute, come quella del poeta turco Nazim Hikmet, dagli anni anni dell’adesione al partito dei Giovani Turchi di Ataturk fino alla sua morte, avvenuta a Mosca nel 1963. O come quella di una coppia di perseguitati politici, Arghirò Polichronaki e Nikos Kokovlis, che dopo la fine della Seconda guerra mondiale trascorrono vent’anni nelle caverne di Creta per evitare le persecuzioni cui erano soggetti i comunisti. O ancora, quella di Robert Thompson, un sindacalista che affronta la prigionia, la tortura e la discriminazione negli anni del maccartismo negli USA con al fianco la moglie Silvia Berman, che sempre lo aspetta e sostiene. E poi ci sono i resoconti intrisi di memoria personale dei suoi libri-reportage. Siberiana (2012), fra gli altri, è la cronaca di un viaggio compiuto insieme ad alcuni colleghi giornalisti sulla linea ferroviaria più famosa e lunga del mondo, la Transiberiana, che da Mosca arriva fino in Giappone passando per la remota Siberia.
di Chiara Levorato
Sono queste alcune delle vite di confine e degli amori (comunisti) raccontati da Luciana Castellina, scrittrice e soprattutto – sottolinea lei – giornalista. Una preziosa testimone del nostro passato che diventa attraverso i suoi libri anche una sorprendente interprete del nostro presente.
Il titolo è intrigante e il contenuto mantiene la promessa. Cosa l’ha spinta a scrivere Amori comunisti?
Le ‘covo’ dentro da tanto tempo ed è sempre rimasto forte in me il desiderio di raccontarle. C’è stata anche una molla politica che mi ha spinto a scrivere questo libro. Volevo raccontare gli amori di coppie comuniste come prova che chi si impegna per il proprio Paese, chi si fa coinvolgere correndo il rischio di andare incontro a una vita difficile e pericolosa vive spesso delle storie d’amore molto significative.
Mi ha molto colpito la storia di Arghirò e Nikos. Insieme hanno avuto una vita impossibile, trascorsa per vent’anni nelle caverne, eppure quando un paio di anni fa morì Nikos, Arghirò dichiarò che il loro matrimonio era stato molto felice.

Io credo che sia stato felice perché si è intrecciato ad una grande passione politica, all’impegno in una causa che ha dato un senso alla loro vita in modo più intenso rispetto a quanto possa accadere a una coppia ‘normale’. Per questo dico che non sono stati amori disgraziati; certo, hanno avuto molti problemi e una vita travagliata, ma c’è stata anche molta passione e molta condivisione.
E per quanto riguarda la storia del poeta Nazim Hikmet?
Ero stata inviata in Turchia perché, in seguito a una rivolta giovanile contro la dittatura, la dura reazione dei generali aveva fatto ‘sparire’ il partito comunista turco e non si sapeva più nulla dei comunisti in prigione. Lì ho incontrato la moglie di Hikmet, anzi, era stata la partigiana e poetessa Joyce Lussu a chiedermi di portare alla moglie di Hikmet un dono. Scopro così che Hikmet quando era in Russia si era risposato. Per me è stato sconvolgente incontrare la moglie rimasta in Turchia e al ritorno chiesi e Joyce perché non mi avesse informata del matrimonio. La risposta di Joyce fu che ero troppo giovane e non avrei capito…
Quali le ragioni del suo scrivere?
Le storie sono belle; le storie della gente… Trovo che la gente sia straordinaria, che basti saperla ascoltare, che il bello del girare il mondo è che trovi gente migliore di quello che immagini pensandola semplicemente come ‘gente’. Quando le persone le conosci personalmente sono sempre meglio della categoria ‘gente’, e spesso hanno delle storie straordinarie da raccontare.

Sto pensando al suo libro-reportage Siberiana e a come ritrae i suoi compagni di viaggio con sguardo ironico e comprensivo al tempo stesso. Questo forse le deriva dal fatto di aver conosciuto tante persone con storie molto particolari?
Proprio così. La cosa che ricordo di più sono questi straordinari personaggi perseguitati e finiti nei gulag, ma che una volta liberati dalla prigionia hanno deciso di rimanere in Siberia. Un Paese abitato da genti come i buriati e i tatari, e poi da questa incredibile popolazione di intellettuali che ha dato alla Siberia un carattere del tutto particolare. Basti pensare alla principessa Volkonsky, che a 17 anni seguì il suo amore al confino con una slitta e il suo pianoforte sulla slitta, da Pietroburgo fino ad Arkuz.
In seguito riuscì ad aprire dei teatri e delle scuole nei lembi più sperduti del Paese.
Mi torna ora alla mente anche un’altra storia che mi è stata raccontata, di un italiano, o forse era croato, poco cambia. All’inizio degli anni ‘30 venne mandato in Siberia, ma nel suo diario scrive: «Che bel periodo ho passato lì! Non ho mai più trascorso un periodo così bello, non ho mai più vissuto delle serate come quelle. C’erano poeti, scrittori, filosofi e scienziati. Certo: avevamo fame e avevamo freddo, ma che conversazioni meravigliose in Siberia!
Sembra che lei abbia fiducia nella natura umana. È così?
Sì, ho fiducia nella natura umana. Sono ottimista; molti mi rimproverano di essere stupidamente ottimista, ma a me piace la vita, mi piace la gente.
Al tempo delle rivoluzioni arabe si è enfatizzato il ruolo di internet per la possibilità di mettere in comunicazione le persone. Cosa ne pensa e che rapporto ha con internet e con i social?
Trovo che Internet sia importante e utilissimo per mettersi in contatto con un’istituzione oppure per organizzare una manifestazione. È uno strumento efficace che ci permette di entrare in contatto con una collettività. Altra cosa è quando si usa per esternare il proprio pensiero con delle batture pigre. Quindi tutto dipende dal livello di autonomia culturale di chi lo usa, perché non è vero che è uno spazio libero: è uno spazio presidiato da poteri fortissimi che ti pigliano per mano e ti portato dove vogliono. Tu puoi parlare ma nessuno ti ascolta, mentre sei costretto ad ascoltare quello che chi ha il potere di usare la rete ti vuole fare ascoltare.
Quando scrive?
In treno. È il momento migliore per scrivere; è tranquillo e se ti chiama qualcuno basta dire semplicemente: “Scusa sono in treno”.
Che lettrice è Luciana Castellina?
Recentemente ho scoperto gli audiolibri. Li ascolto quando sono in macchina. Quando mi capita di finirli sotto casa – perché non mi decido a spegnere – i vicini mi chiedono cosa ci faccio in macchina. Ho letto un sacco di romanzi in questo modo. E molti ne ho riletti, perché uno non capisce niente quando è troppo giovane. Ad esempio, Quer pasticciaccio brutto di via Merulana letto da Gifuni è meraviglioso, mentre nel mio ricordo era molto nebuloso. E La divina commedia letta da Sermonti…! Leggo anche molta letteratura americana e inglese.
Meglio le Brontë o Jane Austen?
La Austen perché è leggera e ironica.
E riguardo agli autori israeliani?
Li ho letti con curiosità. Sono molto attratta dalla società israeliana perché sono per il 25% ebrea, da parte della famiglia di Trieste di nome Liebman, proveniente dall’Austria. Mi sono anche occupata molto dei palestinesi. Ho fatto diversi viaggi in Israele e sono stata persino espulsa dalla polizia, che mi ha trascinata per i piedi quando ho fatto resistenza passiva!
Che tipo di destinatario ha in mente quando scrive?
Le persone più simili a me. Ho in mente persone con cui posso comunicare, perché non si può comunicare con chi è troppo diverso da noi.