QdiQuarantena Rubrica semiseria sugli effetti di un isolamento prolungato
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A pagina 42 de L’arte della guerra di Sun Tzu, ed. Ubaldini, 1990, si spiega che per vincere bisogna destabilizzare l’avversario, insidiare le sue certezze, minare la sua fiducia nel piano che sta seguendo. Le stesse indicazioni si trovano in un qualsiasi manuale di scacchi.
E quindi, se di complotto si tratta, e penso che questa volta la mia amica psicologa abbia ragione, devo destabilizzare gli avversari. Ho cominciato col cassetto delle posate: le ho mescolate tutte, cucchiaini, forchette, coltelli, cucchiai, tutti confusi insieme, senza gerarchie, caste, privilegi. Le forchette forse contente, i coltelli sicuramente seccati, i cucchiai some sempre paciosi ed ottusi, ma erano così perplessi tutti che non hanno fiatato.
Poi ho lasciato aperto lo sportello del mobiletto dei bicchieri: se vogliono suicidarsi, anche in massa, facciano pure, ma senza dare la colpa a me! Tanto sono dell’Ikea, li sostituisco in un attimo. Ho messo le fette biscottate al freddo e al buio in frigo, al quale ho svitato la lampadina, così quando apro non mi vede. Soprattutto, ho tirato fuori le scatole di pasta e riso e le ho stese per terra, intorno alla ciotola dei croccantini di Momo. Se vuole mangiare deve passare sul corpo dei suoi alleati, mi sono detto. Vedremo, mi sono detto. E con la fida mascherina sono uscito a fare la spesa.
Al ritorno c’era silenzio. L’infido Momo è venuto a strofinarsi sulle mie gambe come se niente fosse, ma lo fa sempre quando ci sono sacchetti della spesa. Poi se n’è andato, probabilmente a studiare qualche controffensiva, che spero non comprenda pisciare sul mio cuscino.
Poi ho sentito delle voci in soggiorno. I liquori avevano litigato tra loro. Invece di quel clima allegro e rilassato in cui ognuno cantava o parlava piano per non disturbare gli altri, verso le undici c’era un’atmosfera competitiva, polemica, un continuo tentativo di sopraffazione, tanto che la cacofonia dei loro canti e urli si sentiva anche senza aprire lo sportello.

Immaginate di mettere in una stanza piccola un sudamericano che suona salse, un francese che canta canzoni tristi degli anni ’50, uno scozzese con l’orrida cornamusa, un cinese che urla una musica disarmonica piena di acuti, un coro di montagna che canta Me compare Giacometo e un altro paio di individui liberi di gridare a squarciagola e otterrete il miscuglio di suoni che usciva dal mio mobile bar.
Ho tentato di farli ragionare, li ho invitati alla calma ma non mi ascoltavano, persi ognuno nella spasmodica volontà di sopraffare gli altri. Ho deciso di terminarli. Dopo cena ho cominciato con le bottiglie più antiche e con meno contenuto, la Glappa di Lose e Kambusa l’amaricante (bottiglia risalente a prima del ’77, ma ben portante). Quattro bicchierini di glappa e tre di Amaricante, mi restavano 5 bottiglie semipiene che ho deciso di rimandare al giorno dopo.
Sono andato a dormire, finalmente allegro e senza pensieri. NZ
Disegni di Nino Trainito
- 23° giorno, il frigo ha cominciato a parlarmi…
- 24° giorno, la formula della distanza
- 25° giorno, Momo gatto junghiano
- 26° giorno, sull’aggressività dei coltelli
- 28° giorno, viviamo in tempi sospetti
- 29° giorno, a raddrizzare quadri storti
- 30° giorno, sicofante acribia anodino sesquipedale!
- 31° giorno, si tratta di un complotto del gatto Momo
- 32° giorno, i liquori hanno litigato fra di loro
- (33°) e 34° giorno, ogni cosa torna al suo posto