QdiQuarantena Rubrica semiseria sugli effetti di un isolamento prolungato
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In queste sofferte pagine non ho ancora parlato di colui che, col passare dei giorni, si sta rivelando il mio peggior nemico: il telefono. Non il vecchio telefono fisso, che tengo ancora per pietà (la sua fine sarebbe la discarica), modesto, malinconico e silenzioso (silenziato), che riceve due o tre telefonate al giorno, alle quali non rispondo, da numeri improbabili. Ogni tanto mi sussurra: hai tre telefonate senza risposta; lascia perdere — gli dico io — torna a dormire.
No! Sto parlando del cellulare. Se sono libero col telefono vicino non succede mai niente, ma se sono in un’altra stanza o sto guardando un film, ecco la serie interminabile di plinc ai quali purtroppo non so resistere: mi propone una cascata di cuoricini, faccine sorridenti, pupazzi di neve, attribuendone l’invio a persone che mai mi manderebbero cuoricini e faccine. Dovrei chiamarli, ciao scusa mi hai mandato tu quel grumo di faccine e cuoricini del cazzo? Ma non lo faccio. Plinc. Poi mi presenta una caterva di video e foto di gatti, gatti, gatti che fanno i gatti. E qui io so bene di chi è la colpa!!! Più volte ho visto gatto Momo e Cellulare confabulare insieme.
Plinc. Poi mi arriva una tonnellata di video sulla quarantena, uno su dieci spiritoso, per lo più modesti e ripetitivi, gente che canta dai balconi, gente che fa cose, che va fuori di testa, città vuote bellissime e struggenti, orchestre di musicisti che suonano ognuno da casa sua, con la barba lunga e magari in mutande perché si vede solo il mezzo busto. Plinc. Questi video sono sempre gli stessi, tanti ma sempre loro, originali o imitazioni, e si ripetono quotidianamente.

E infine, plinc, neanche facessi parte del comitato tecnico-scientifico, mi arriva tutto quello che viene stampato nel mondo sullo stato della ricerca, sulla clorochina, sull’immunità di gregge e, naturalmente, su come si indossano le mascherine.
Ma tutto questo io dubito che me lo mandino i miei amici, che sono persone serie (a parte gli attori), ma è lui, il telefono, che si appropria a caso di nomi di persone che ho in rubrica e mi manda messaggi. Uno che non sento da dodici anni mi scrive: ciao, hai letto le dichiarazioni di Fauci? E mi allega due pagine in inglese.
Telefono, gatto, coltelli, ma cosa vi ho fatto mai? Verso sera Momo è venuto sul divano vicino a me. Fingendo di parlare tra sé, ma stando bene attento a farsi sentire (ormai conosco bene la fessura dell’occhio attraverso la quale mi controlla) ha cominciato a sciorinare una serie di parole difficili, come sicofante acribia anodino sesquipedale…
É evidente che mi sta provocando, che si aspetta dei complimenti o che gli chieda se sa il significato delle parole che dice. Ma io muto. Non gli ho detto che aveva sbagliato l’accento di anòdino. Ma perché lo faceva? Cosa voleva dimostrare? A me? O ora un messaggio in codice per chissà chi? Mi sono anche chiesto se di notte, a mia insaputa e d’accordo con Cell, usi Siri: Siri, dimmi un po’ di parole difficili! E Siri: ipallage, frenologia…
Una mia amica psicologa (come mai ho tanti amici psic-ologi, -hiatri, -analisti?) mi ha suggerito, per capire l’atteggiamento del gatto Momo, di ripartire dalla sua improvvisa inopinata dichiarazione su Freud e Jung.
Ma mi sentivo troppo stanco. Sono andato a dormire pieno di interrogativi e dubbi. NZ
Disegni di Nino Trainito
- 23° giorno, il frigo ha cominciato a parlarmi…
- 24° giorno, la formula della distanza
- 25° giorno, Momo gatto junghiano
- 26° giorno, sull’aggressività dei coltelli
- 28° giorno, viviamo in tempi sospetti
- 29° giorno, a raddrizzare quadri storti
- 30° giorno, sicofante acribia anodino sesquipedale!
- 31° giorno, si tratta di un complotto del gatto Momo
- 32° giorno, i liquori hanno litigato fra di loro
- (33°) e 34° giorno, ogni cosa torna al suo posto