QdiQuarantena Rubrica semiseria sugli effetti di un isolamento prolungato
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Non tutti gli oggetti con cui parlo rispondono, non tutti gli oggetti che rispondono rispondono a tono. Io comunque parlo a tutti. Per esempio, ho detto al pavimento: “Adesso facciamo pulizia, ci laviamo per bene”, usando il plurale anche se in realtà io lavo e lui non fa niente, ma tanto per coinvolgerlo. Nessuna risposta! Anche se è ovvio che un pavimento pulito è meglio di uno pieno di macchie e segni. Così anche il secchio, quando gli ho chiesto: “Mettiamo acqua calda o fredda?”. Nessuna risposta.
O il flacone del detersivo: “Secondo te, con questa quantità di acqua, un misurino o di più?”. Nessuna risposta. Come oggetti inanimati. Esempio invece di cose che non rispondono a tono: i liquori. Con loro non sono mai riuscito a fare un discorso sensato. Parlano o parlottano tra loro, cantano o canticchiano, sghignazzano o ridacchiano, per lo più sono sguaiati, raramente tristi. Campari è diverso, compassato, maturo; non parla ma mi sorride o mi strizza l’occhio. Vecchia amicizia! Anche la moka non risponde mai, sta zitta per un po’ e poi borbotta.

Le cose che mi rispondono sono raramente allegre, più spesso arrabbiate o malevole. Forse anche per loro questa mia continua presenza in casa è disturbante, come per il gatto Momo.
Forse si sentono private di privacy o di certezze: a qualsiasi ora io posso aprire lo sportello dei bicchieri o il cassetto delle posate! Il frigorifero, che cerco di aprire il meno possibile, continua a dirmi “Ehilà, kome fa?” – che è tedesco l’ho già detto? – ma non risponde alle domande (quanti gradi ci sono oggi? Il pollo è già congelato?) e non dice altro.
Mentre scrivo al computer queste righe (ho litigato col Diario cartaceo) Momo è saltato sul tavolo e finge di pulirsi le zampe anteriori. In realtà lo vedo che sbircia continuamente lo schermo. Lo lascio fare, non devo scrivere niente di compromettente. Ma uno di questi giorni gli chiederò per chi lavora.
Mesi fa, quando il tempo non era sospeso ma correva come un leprotto in primavera, ero un po’ sospeso io e un amico attore mi aveva scritto “Non stare tutto il pomeriggio a raddrizzare sempre lo stesso quadro!” (come mai ho tanti amici attori?). Forse lui non lo sapeva, ma io sono di quelli che soffrono davanti a un quadro storto. In certe situazioni, a casa di sconosciuti, nei musei, negli uffici pubblici, devo trattenermi per non andare a raddrizzare il maledetto quadro storto.
Ebbene, proprio nel pomeriggio mi sono accorto che una litografia di Zancanaro pendeva da una parte. L’ho raddrizzata, sono andato in cucina a bere dell’acqua e quando sono tornato pendeva ancora, come prima. A forza di prove e riprove ho scoperto che, finché io sono nella stanza il quadro rimane dritto, appena esco si rimette in posizione pencolante. Una lotta che ero destinato a perdere, se non avessi deciso di toglierlo dalla parete e appoggiarlo a terra. Domani vedremo se si è ravveduto.
Il gatto Momo, che mal sopporta le novità, è andato ad annusarlo e probabilmente si sono scambiati qualche cattiveria su di me. NZ
Disegni di Nino Trainito
- 23° giorno, il frigo ha cominciato a parlarmi…
- 24° giorno, la formula della distanza
- 25° giorno, Momo gatto junghiano
- 26° giorno, sull’aggressività dei coltelli
- 28° giorno, viviamo in tempi sospetti
- 29° giorno, a raddrizzare quadri storti
- 30° giorno, sicofante acribia anodino sesquipedale!
- 31° giorno, si tratta di un complotto del gatto Momo
- 32° giorno, i liquori hanno litigato fra di loro
- (33°) e 34° giorno, ogni cosa torna al suo posto