Il critico Andrea Caterini, di cui abbiamo recensito su Q DI COPERTINA il pregevole saggio Ritratti e paesaggi, ha denunciato la modestia di molti romanzi contemporanei italiani, la loro furberia editoriale, la loro piattezza. Letto uno, letti tutti, dice Caterini. Anch’io li trovo quasi tutti identici, standardizzati e normalizzati da un lavoro di editing da scuola di scrittura. Romanzi privi di ispirazione, li dimentichiamo appena chiusa l’ultima pagina.
Credo che funzioni così. Lo scrittore pensa: adesso mi tocca scrivere un romanzo (ne deve scrivere uno all’anno). Allora s’inventa una storiella o la recupera dal grande catino della Storia, ci mette dentro qualche tema edificante, un paio di personaggi-tipo alla moda (Antonio D’Orrico nel suo romanzo Come vendere un milione di copie e vivere felici propone gay, bisessuali, transgender, lesbiche, minoranze sfruttate, disabili), e appiattisce lo stile per renderlo scorrevole, facile, facile. No, non ne voglio più leggere.
Spostandomi da librerie di catena gonfie di grandi case editrici alla Libreria Zabarella di Padova, per evitare grandi romanzi tutti uguali mi viene consigliato un approdo in Islanda e conosco Jón Kalman Stefánsson e il suo Crepitio di stelle (vedi la nostra nuova rubrica Q DI CLASSIFICA, in cui confrontiamo la graduatoria ufficiale con i più venduti in una libreria indipendente).
di Giuliano Gallini
Stefánsson è un poeta, e il suo romanzo è una poesia che racconta di un bambino che ha perduto la mamma e deve fare i conti con una matrigna, di un esercito di soldatini che aiuta il bambino a difendersi dagli attacchi della malinconia, e della storia di tre generazioni, il padre, i nonni e i bisnonni del piccolo, una famiglia che a dispetto del clima freddo dell’Islanda ha sogni caldi e amori teneri e forti.
…in quel pomeriggio nella stanza della soffitta in Vesturgata, quel pomeriggio che diventa sera che diventa notte e che diventa mattino, è come se qualcosa dentro di lei rompesse gli argini, è inarrestabile, disinibita, travolge come una tempesta […] lui è stupefatto da quell’estasi, il piacere lo fa a brandelli. Nemmeno il vetro della finestra della soffitta ha mai visto niente del genere. Questa si che è vita, dice lei come una sciocca, e il cielo alza il suo capo enorme
Le storie si intrecciano ai diversi paesaggi (Reykjavík e i fiordi del nord) e alle epoche (dalla fine del diciannovesimo secolo agli anni Sessanta del Novecento) del loro apparire; storie di gente comune che fa cose comuni, ma proprio questo loro non essere straordinari ce li avvicina e ce li fa amare. La splendida scrittura di Stefánsson mostra i loro semplici atti quotidiani sotto la luce del simbolo e ci aiuta a dare senso a una vita che è nel segno «dell’inesorabilità della morte e del desiderio».
Sono passati quasi cento anni da quando salirono insieme la scala ripida e scricchiolante che portava alla stanza del bisnonno. Molti giorni sono entrati attraverso i vetri della finestra della soffitta, mille notti sono scivolate dentro inondando la stanza del fioco chiarore della luna e delle stelle. Mi sono fermato sotto quella finestra che probabilmente incornicia le mie origini, quella finestra che sentì quando la scala smise di scricchiolare sotto i passi della coppia e la porta si aprì. La finestra li ha visti entrare, era un pomeriggio pigro e pieno di sole, e sul volto di entrambi l’antica espressione di un nuovo inizio: una sottilissima mescolanza di timidezza e audacia, esitazione e ardore, tristezza e incontenibile felicità
Un libro per…
…chi ama uscire dal conformismo letterario. Da non perdere.
Crepitio di stelle, Jón Kalman Stefánsson,
Iperborea 2020, 230 pp., € 17, prima edizione Bjartur, Reykiavick, 2003