Nato a Tours nel 1905, Paul Nizan morirà – beffardamente, per un pacifista come lui – in battaglia, durante l’offensiva tedesca a Dunkerque del 1940. Iscritto al Partito Comunista dal 1927, se ne allontana all’epoca del patto Molotov-Ribbentrop (1939), in quanto lo considera un’alleanza inaccettabile fra comunisti e fascisti. Accusato in vita di essere un traditore dall’ambiente intellettuale, verrà riabilitato a vent’anni dalla sua morte da Jean-Paul Sartre, che firmerà la prefazione a un’edizione del 1960 di Aden Arabia.
Forte di una critica al capitalismo totale, Aden Arabia è un pamphlet politico di grande bellezza, che suscita interesse ancora oggi per almeno tre motivi: lo stile magistrale, la critica alla retorica sul viaggio e la rabbia verso la diffusione globale del capitalismo, che annienta diversità, libertà e autenticità.
NdA: Fonte inesauribile di buoni consigli di letture, il critico letterario Marco Cavalli (che abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo libro Dante Clandestino), ha tenuto nei mesi scorsi una memorabile lezione alla libreria La Forma del libro di Padova sul pamphlet Aden Arabia, prima pubblicazione di Paul Nizan del 1931. A lui dobbiamo alcuni spunti di riflessione contenuti in questa recensione.
di Giuliano Gallini
La grandezza della scrittura di Nizan si intuisce già dall’incipit, forse uno dei più conosciuti della letteratura di ogni tempo:
Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. Ogni cosa rappresenta una minaccia per il giovane: l’amore, le idee, la perdita della famiglia, l’ingresso tra i grandi. È duro imparare la propria parte nel mondo
Romanzo di formazione, Aden Arabia non mostra però, oltre la linea d’ombra, una maturità generativa di pienezze, ma esprime piuttosto le crudezze, le incertezze, le paure e le inclemenze originate dal dominio della legge del profitto. E alla fine, davanti a tale potere, mostra soprattutto la necessità di aderire con ogni corda del proprio spirito e del proprio corpo a una lotta feroce e senza sconti contro il capitalismo.
Stanco della Francia e dell’ipocrisia diffusa in gran parte della società che lo circondava, il giovane Paul Nizan parte per lo Yemen con un incarico da precettore per il figlio di un uomo d’affari. È inizialmente affascinato dalla meta esotica che lo attende, tanta era la retorica con cui si ammantavano non solo le esperienze di viaggio ma anche le partenze, le attese del ritorno, la bellezza del vagare, dell’errare. La fascinazione lascia però presto posto al disincanto.
E non fatemi più un quadro affascinante di viaggi poetici e redentori, con tanto di sfondi marini e tutti quei paesi e relativi abitanti, vestiti in fogge strane davanti alle foreste, e montagne e vette coperte di nevi eterne e case di trenta piani. […] tutto ci viene strappato via quando si arriva agli scali e si scende dalle banchine, si spera di possedere una città, degli abitanti. Figurarsi! Il bastimento riparte: ancora una volta si è perduto un luogo umano, una buona occasione per stare in pace. Proprio nel viaggio, appunto, come colpevoli nell’Ade, noi lasciamo ricadere le braccia, già tese, dentro al fumo delle navi, delle nebbie di luce. Il viaggio è un seguito di irreparabili perdite
Non può non venirci in mente il turista contemporaneo – o il turista delle navi da crociera di Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace – ma la delusione di Paul Nizan è soprattutto nella scoperta che la città di Aden, in Yemen, è ormai conquistata dal capitalismo e dalla logica del profitto, come ogni città occidentale. Tutto il mondo è uguale.
Arabia-Francia, Aden-Parigi, Versailles-Laheg, i nomi dei paesi e delle città sono ormai intercambiabili: sento che potrei dire ugualmente Parigi-New York e Londra-Melbourne. La Place de l’Opera è esattamente sovrapponibile al Victoria Crescent, gli uffici dei miei genitori e dei miei amici a quelli delle aziende anglo-indiane, la caserma di Clignancourt a quella del 2° Devon. Le persone che incrocio all’uscita del metrò alle sei, uscenti da quegli sbocchi inebetiti come tanti Orfei, hanno le stesse braccia ciondoloni, le stesse fronti grigie e i corpi presi in prestito dalle macchine, dei compagni che io già seguivo al club verso la fine del pomeriggio, quand’ero a Aden
La disillusione dello scrittore è totale. Ciò che pensava di trovare ad Aden non c’è più. È la frustrazione che nella nostra contemporaneità globale proviamo spesso vedendo le vie dello shopping uguali in ogni paese del mondo o lo stesso identico manto di grigiore disincantato sui volti delle persone.
Il pamphlet è percorso da una scrittura dallo stile forte e letterario e l’efficacia della polemica è trascinata dalle parole, dall’incalzante contesa di metafore usate per mettere in scacco il capitalismo e i suoi epigoni. L’autore riesce tuttavia a dare una forma eccelsa anche a ciò che vede durante viaggio, raggiungendo alti livelli di poesia nelle descrizioni dei luoghi e delle persone che incontra.
…da tutte le porte le ragazze schizzano fuori, libere da sortilegi che parevano trattenerle fin allora al buio, saltellano davanti al radiatore tenendosi per mano, gridano con voci acute da soprano, si chiamano; sono ragazze alte, giovani, coperte di grossi gioielli. La pelle unta brilla un poco alla luce dei fari e al riflesso rosso delle loro capanne. Una mano ti si posa sul collo […] bisogna andarsene o lasciarsi prendere, sprofondare nelle onde di un amore immerso nella stufa della notte
Aden Arabia non è privo di un discorso analitico e filosofico approfondito. Nizan aveva studiato alla École Normale Supérieure ed era stato professore di filosofia. Grazie a questi studi affronta con sicurezza il tema della trasformazione dell’uomo in Homo oeconomicus.
…egli ama, mangia, digerisce, elimina con i suoi organi d’uomo, chiude gli occhi, sa camminare, ma, contrariamente alle apparenze, somiglia ai distributori automatici: è un apparecchio che parla, va avanti, tanto poco umano quanto le lampadine che si accendono e i motori che girano quando passa la corrente. Può darsi che anche le lampadine credano di accendersi da sole e che il volante giri non senza la piacevole coscienza del libro arbitrio della propria rotazione
Un libro per…
…chi non si rassegna al conformismo. Da non perdere.
Aden Arabia, Paul Nizan, Edizioni dell’asino, 2017, pp.150