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(33°) e 34° giorno, ogni cosa torna al suo posto

QdiQuarantena Rubrica semiseria sugli effetti di un isolamento prolungato

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Ieri non sono riuscito a scrivere niente, scriverò adesso quello che mi ricordo…

Per quanto uno sia triste, preoccupato, determinato o anche semplicemente alcolizzato non è possibile terminare cinque, facciamo quattro e mezza, bottiglie di liquori in un giorno o due. Io non credevo che fosse così faticoso! Ho deciso, dopo pranzo, di cominciare con Laphroaig, un whisky fortemente torbato, che secondo Il Grande Libro del Whisky, sa di “armadietto dei medicinali, muta da sub, tabacco da pipa, agrumi e pera williams”.

Dopo quattro bicchierini ho capito che non ce l’avrei fatta a terminare il compito che mi ero prefisso e con l’ultimo rimasuglio di lucidità ho pensato che per il momento li avrei separati: Remy-Martin nel bagno piccolo, Nardini nello sgabuzzino, Pampero in studio e, infine, il depresso Fernet in camera degli ospiti. Ho lasciato Campari, di cui mi fido, e Xoriguer, un gin di Minorca a cui sono sentimentalmente legato, nel mobile bar.

Dopo di che ho bevuto a fatica altri tre bicchierini di Laphroaig e ho avuto certezza che era meglio che mi stendessi sul letto. Ho dormito poco meno di quindici ore, dalle otto di sera alle undici del mattino seguente! È molto probabile che mi sia periodicamente alzato per andare in bagno, ma, penso, senza smettere di dormire.

Quando mi sono svegliato oggi, 34° giorno di quarantena, avevo la testa un po’ pesante, ma meno di quanto temevo. La casa era quieta e silenziosa, unico rumore Momo che ronfava piano di fianco a me sul letto. Ho girato per le stanze, ho messo in ordine, nessuna voce, nessun segnale di ostilità, gli oggetti erano oggetti, ho rimesso i coltelli coi coltelli eccetera, ho attaccato il quadro ed è rimasto dritto, ho aperto il frigo, buio e silenzio, ho riavvitato la lampadina, ho chiuso, l’ho riaperto, niente voce; i bicchieri erano tutti al loro posto. Nel frattempo il gatto Momo continuava a dormire sul letto, non pensava minimamente a seguirmi o controllarmi. Ho rimesso la pasta e il riso nello scaffale, ho riempito le ciotole di Momo.

Il (vero)  gatto Momo

Non so cosa pensare, non so se la realtà sia questa o quella di prima, ma mi va bene questa. Che ruolo ha il Laphroaig in tutto questo? Ho imparato qualcosa? Non mi pare. Truffaut in un’intervista a Hitchcock dice che “il forzato isolamento cui siamo sottoposti acuisce la voglia di osservazione, come se scoprissimo un mondo nuovo, una realtà che prima ci era sfuggita. Lo sguardo osserva e interpreta, liberandoci della zavorra delle consuetudini”. Bella frase, ma io cosa ho scoperto? Sono pieno di domande e poche risposte, come sempre, e quindi mi sento bene.

Vado a carezzare il gatto Momo che si stiracchia e fa le fusa e poi si rimette a dormire. Gli dedico su questo diario due versi di una poesia di J.L. Borges su un gatto:

En otro tiempo estás. Eres el dueño
de un ámbito cerrado como un sueño

Qualcuno autorevole in televisione dice che entro pochi giorni la quarantena finirà in parte, potremo uscire, forse non abbracciarci ma riprendere alcuni comportamenti della vita normale. Qualcuno, forse meno autorevole, dice che il 29 aprile un asteroide colpirà la terra e ci sarà la fine del mondo, intesa come fine degli esseri viventi. Un asteroide forse destinato all’estinzione dei dinosauri, che aveva sbagliato rotta e che da circa 60 milioni di anni sta cercando di aggiustare il tiro e forse questa volta ce la farà.

Certo è una beffa, mesi di quarantena per non morire in tanti per colpa del virus e poi, appena liberi, morire tutti a causa dell’asteroide! Comunque io sono favorevole alla fine del mondo: niente funerali, soprattutto niente mio funerale: simpatico, sì, però… peccato che fosse permaloso…, un po’ egocentrico…, un po’ presuntuoso…, e poi, quanti anni aveva, ah beh, ci sta…

E invece fine della quarantena, fine del mondo e soprattutto fine del Diario.

di Nino Zampieri

Disegni: Nino Trainito – Foto: il (vero) gatto Momo


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